Ippolita, storia di una strega. Di Silvia Torrealta.
Questo libro è ambientato nel XVII secolo e racconta la storia di una ragazza che vive a Crocetta, un paesino nei pressi di Bologna. Ippolita è una ragazza sola, con i capelli rossi, che non trova un posto nel mondo. Per questo gli altri la considerano diversa, ma Ippolita è molto coraggiosa e perciò non si lascia abbattere dai pregiudizi degli altri. Nel libro si dice molte volte che Ippolita vaga e fantastica da sola per i boschi, infatti la sua vita è molto tormentata: viene trasferita dalla campagna ad un palazzo di nobili, poi mandata in un convento dal quale scappa per ritornare dalla sua famiglia, ma non è la scelta giusta. Il libro mi è piaciuto molto soprattutto perché è ricostruito a partire da una storia vera, recuperata nell’archivio di Bologna. Mi ha fatto riflettere sul fatto che questi pregiudizi esistevano veramente. Inoltre mi ha colpito il carattere forte di Ippolita che emerge attraverso le varie vicende narrate. Gli altri personaggi del racconto si dividono tra coloro che rimangono fedeli ad Ippolita nonostante il parere della gente e coloro che le voltano le spalle. Questo punto fa pensare al valore dei veri amici. Non avevo mai letto un libro che trattava, attraverso una storia vera, l’argomento della stregoneria. Mi è sembrato molto bello e avvincente perciò ne consiglio la lettura ai miei compagni.
Pietro Marchetti, 2A
Il viaggio della strega bambina. Di Celia Rees.
La storia è ambientata nell’Inghilterra del ‘700, in questo libro si parla della storia di Mary, nipote di una strega che viene condannata a morte per stregoneria. Per non avere lo stesso destino, Mary parte per l’America per conoscere altre persone, cercando di nascondere la sua vera identità e scrivendo ogni giorno qualche pagina del suo diario che verrà ritrovato oltre trecento anni dopo dentro ad una trapunta. Durante il viaggio incontra molte persone con le quali diventerà amica ma sarà anche vittima di superstizioni e pregiudizi da parte degli uomini, dai quali dovrà scappare. Questo libro è molto bello e la cosa che mi è piaciuta di più è il coraggio, la determinazione e la forza di questa ragazza che per scappare dal suo destino fugge dalla sua terra per un nuovo continente sconosciuto. Ci sono state delle parti che mi hanno annoiato, soprattutto il viaggio in barca, però ho continuato a leggere il libro perché ero curiosa del finale che si è rivelato molto avvincente. Il personaggio che mi è piaciuto di più è Mary, per le ragioni che ho elencato prima, per il suo carattere e la sua sicurezza. Non avevo mai letto libri simili. Le frasi che più mi sono rimaste impresse sono due: “Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma grazia gli umili” e “Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.”. Durante la lettura di questo testo mi sono chiesta come Mary abbia trovato il coraggio di viaggiare sola , di lasciare tutto per una nuova vita e quali cose le sono mancate di più. Questo è un libro forte, profondo e attuale, ambientato in un secolo nel quale le streghe erano vittima di superstizioni e condanne a morte perché ritenute in contatto con il diavolo, anche se del tutto innocenti. Consiglio questo libro se piacciono i libri di avventura, anche se non è una vera e propria avventura, ma un’esperienza di vita che però può cambiare il modo di vedere le cose nel lettore.
Giulia Fiandri 2A
La chimera. Di Sebastiano Vassalli
La chimera è un libro ambientato nel XVI secolo che parla di una bella ragazza di colore e orfana che viene adottata da una coppia di Zardino (un piccolo paese del Piemonte). Lei, probabilmente per la sua belllezza e per il colore della pelle, viene accusata di essere una strega, viene interrogata, torturata e obbligata a dire quello che gli inquisitori volevano sentirsi dire. La storia è stata inventata dall’autore, ma queste cose avvenivano veramente a quell’epoca.
Questo libro mi è piaciuto perchè racconta in modo realistico com’era la vita ai tempi e descrive bene le situazioni che le persone accusate di essere streghe dovevano inutilmente subire, facendo apparire tutta l’assurdità e la tragedia del periodo dell’inquisizione. Vengono descritti molto bene tutti i ragionamenti e i pregiudizi che a un certo punto portavano una donna ad essere accusata di stregoneria e quando succedeva non c’era niente da fare, doveva confessare per forza, perchè gli inquisitori insistevano con le torture fino a quando non cedeva dicendo di essere una strega anche se non era vero.
L’autore usa inoltre un lessico molto ricco e le descrizioni sono molto precise e piene di dettagli, per quasi tutti i personaggi viene fatta una descrizione fisica e caratteriale molto profonda. Questo libro lo consiglio ai più curiosi di storia, in particolare della caccia alle streghe, perchè permette di ricostruire i pensieri e i pregiudizi che portavano alle accuse di stregoneria e quindi di conoscere la mentalità distorta dell’epoca. Essendo molto descrittivo, non consiglierei questo libro ai lettori a cui piace molto l’azione o a cui non piace quel periodo storico perchè si sente molto tutta la crudeltà che c’era.
Alessandro Salardi 2A
La corsa giusta, di A. Ferrara
La Corsa Giusta è una delle tante opere letterarie che ha portato Antonio Ferrara al successo durante la sua carriera da scrittore; che ha raggiuto l’apice nel 2012 in occasione della vittoria del premio Andersen, ottenuto grazie a “Ero Cattivo”, vincitore della categoria sopra ai 15 anni. Antonio Ferrara nasce a Portici nel 1957, si diploma in Maturità Artistica, frequentando in seguito la facoltà di Architettura, durante la quale lavora come grafico. Successivamente, si dedicherà per ben sette anni a una comunità di alloggio per minori, dove
accostandosi alla psicologia dell’età evolutiva e alla scrittura, svilupperà la narrazione del disagio, una delle caratteristiche del suo stile letterario che rende così interessanti e fuori dagli schemi le sue letture.
La Corsa Giusta viene pubblicata nel 2015, dall’editore Coccole Books, analizza e descrive in modo dettagliato la carriera ciclistica di una delle leggende del ciclismo italiano: Gino Bartali. Dalle corse con gli amici per le piazze di Firenze, fino alle vittorie nei Giri D’Italia e nei Tour de France.
Il racconto comincia nella Firenze precedente al conflitto mondiale, o meglio nella piccola località di Ponte a Ema. Gino è un ragazzino a cui non piace assolutamente andare a scuola se non per il fatto che l’unico modo per
raggiungerla è la bicicletta. Fin da subito, entra in tutt’uno con essa, macinando chilometri e chilometri, percorrendo i sentieri sterrati delle colline fiorentine. Finalmente all’età di vent’anni, Gino riesce ad esaudire il suo sogno: diventare un ciclista professionista.
Tuttavia, ad ostacolargli la strada per il successo è lo scoppio della seconda guerra mondiale, che gli imporrà di arruolarsi nelle forze militari. Assolutamente contrario al governo fascista, esprimerà la sua grande bontà nel prendere le parti dei rifugiati. Durante lo scontro mondiale, Bartali trasporterà fototessere e documenti dalla Stazione di Terontola-Cortona ad Assisi, dove era situata una stamperia segreta, in grado di falsificare centinaia di documenti e liberando così moltissime famiglie ebree dall’oppressione razziale.
All’interno del libro sono espressi una moltitudine di temi e valori morali mediante la figura di Gino Bartali. Essi vengono descritti attraverso la personalità affascinante, testarda e ruvida del grande campione che era sempre motivato da un profondo e radicale senso di giustizia e di purezza morale. Emerge chiaramente attraverso la lettura la grande forza psicologica di Gino Bartali, che per tutta la durata della sua carriera gli ha permesso di superare le difficoltà, sia ciclistiche che personali, e che al termine della sua esperienza da professionista gli ha reso possibile continuare a gareggiare, all’interno eventi minori. Altro tema e aspetto fondamentale della figura di Bartali, che emerge più volte durante il racconto, è la sua grande amicizia con Fausto Coppi. Faustino, come lo aveva soprannominato, viene menzionato varie volte nella lettura. È infatti descritta con grande accuratezza la sana rivalità fra i due ciclisti, ma soprattutto la grande amicizia che ha permesso loro di sostenersi nei momenti di maggiore difficoltà. “La Corsa Giusta” è caratterizzata da una struttura letterale paratattica,
presenta un ritmo della narrazione alquanto rapido e conciso, che spesso lascia spazio a lunghi dialoghi fra i personaggi. Il registro linguistico utilizzato da Antonio Ferrara è colloquiale. L’autore introduce addirittura il dialetto toscano in varie occasioni, in modo da conferire un tono di comicità e autenticità alla vicenda narrata.
Ho adorato leggere questo libro! Il tono scherzoso e goffo che Ferrara addice al personaggio di Bartali mi ha incuriosito e divertito per tutta la durata del racconto. Uno degli aspetti che ho apprezzato maggiormente durante la lettura è stato il grande senso di fraternità fra Coppi e Bartali, espresso all’interno di piccoli aneddoti riportati nelle pagine del libro. Per esempio, la famosa fotografia nella quale Bartali e Coppi si scambiano una borraccia, è ancora oggi tema di dibattiti su chi stesse passando la borraccia all’altro.
Consiglierei questo libro a qualsiasi ragazzo appassionato di ciclismo o che come me, ha una sana passione per lo sport.